È stato definito il programma della due giorni che si terrà a Orvieto il 27 e 28 maggio prossimi. Si inizierà, nell'ambito di Anteprima Umbria, con l'accoglienza dei giornalisti che avranno modo di conoscere, durante la prima giornata, i produttori dell'Orvieto,...
Antichità
Orvieto. Nome di una città che si sovrappone a quello di una Denominazione di Origine di un vino, a indicare il rapporto indissolubile tra un luogo e il suo prodotto bandiera. Una storia antica, che risale ai tempi degli Etruschi, che scavarono delle grotte nei terreni tufacei, dando vita a delle vere e proprie cantine di vinificazione ante litteram, distribuite su 3 livelli: nel I livello l’uva veniva pigiata e trasformata in mosto e colava, attraverso delle tubature di coccio, nel II livello, dove avveniva la fermentazione e la successiva svinatura; il vino era così pronto per la maturazione e la conservazione nel III livello. Il risultato era una bevanda aromatica, profumatissima, dal sapore leggermente dolce e di colore giallo dorato, a testimonianza della vocazione del territorio per i vini bianchi.
Stamnoi, krateres, skyphoi, kantharoi, kilikes, oinokoai, sono i nomi etruschi dei diversi contenitori che venivano usati per il vino, rinvenuti nella necropoli sotterranea alla città.
Successivamente, divenne il vino dell’ Impero Romano e poi dei Papi, che a lungo hanno risieduto nella città.
Epoca Moderna
Tale era la fama e il valore di questo vino, che venne usato per pagare gli ingenti lavori del Duomo orvietano; persino i pittori Pinturicchio e Signorelli, tra la fine del 1400 e l’inizio del 1500, chiesero un approvvigionamento vitalizio di vino per gli affreschi all’interno della chiesa.
In epoca più recente si riporta che il vino di Orvieto fu usato da Garibaldi e dai suoi Mille, prima di lasciare il porto di Talamone, per brindare all’avventura siciliana.
E’ proprio nel corso dell’’800 che il vino di Orvieto diventa da abboccato a secco, sia per una maggiore stabilità qualitativa del prodotto che per assecondare le mode di un mercato che stava diventando sempre in maggiore espansione.
Storia recente
E’ nel 1931 che viene delimitata (su incarico del Ministero, dal Prof. Garavini, il quale notava l’eccellenza della Denominazione e la presenza di Muffa Nobile) la zona di produzione del vino tipico di Orvieto, mentre nel 1971 è stata riconosciuta la DOC (Denominazione di Origine Controllata) Orvieto che ne certifica la qualità e l’appartenenza al territorio, attraverso un rigido disciplinare e che, oggi, lo ha reso famoso in tutto il mondo.
Dalla vendemmia 1997 è possibile produrre un Orvieto con la qualifica di “Superiore”. Quest’ultimo può essere messo in commercio solo dopo il 1 marzo dell’anno successivo alla vendemmia, si ottiene grazie a una drastica diminuzione della produzione per ettaro (da 110 a 80 ql/ha) e deve avere un contenuto alcolico minimo di 12%.
Fino a qualche anno fa la viticoltura era tradizionale, con la presenza della coltura promiscua, oggi totalmente sostituita con una completa ristrutturazione dei vigneti: una maggiore densità di impianto e sistemi di allevamento che consentono di ottenere una minore quantità per pianta e quindi una migliore qualità.
News & Informazioni
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